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fa col mezzo di coloro, che da più o meno lontani paesi vi si recano, ed in specie dalle Marche e dalla Romagna. Questa circostanza influisce in due sensi diretti a danno della nostra agricoltura, essendo causa di scarsezza di braccia, e di assai elevata mercede. Il lungo ed incomodo viaggio, il tempo e le spese per farlo, abbandonare per molto tempo il paese proprio e la famiglia, le sinistre eventualità cui espongono i disagi del camino e l’insalubrità del clima, sono tutte rilevantissime circostanze che diminuiscono il numero de’ concorrenti, e sostengono la mercede ad un saggio altissimo, per cui rimane la coltivazione limitata a pochi generi, e questi si ottengono a sì caro prezzo, che torna a pregiudizio dei produttori stessi e dei consumatori.

Diminuiscansi, ed in parte tolgansi colle strade ferrate tutti quei contrari elementi, e ne spariranno in proporzione le funeste conseguenze. Quanti che per età o per riflessione non vogliono ora o non possono esporsi al lungo viaggio, ed alle eventualità cui li assoggetta, lo potrebbero e vorrebbero raccorciato che fosse il cammino, e nella sicurezza di poter tornare alle loro case ad ogni occorrenza senza incomodo, e con poca spesa e tempo? Quanti potrebbero essere al lavoro nelle nostre campagne, e nei dì festivi in seno delle loro famiglie? Non andrebbe errato chi dicesse che tolti tanti disagi, pericoli, tempo e spesa, e sostituita tanta facilità e comodità, l’attual numero de’ lavoranti campagnoli verrebbe raddoppiato e triplicato.

Ma suppongasi lo stesso numero, e calcolisi quanto tempo si risparmierebbe, e conseguentemente si donerebbe al lavoro; quanto risparmio si otterrebbe nelle spese di viaggio degli operai; quanto vantaggio si porterebbe alla salute dei medesimi: cose tutte che riflui-