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gano il vago desiderio che stimola. Allora accaderebbe che i viaggiatori si ridurrebbero a quelli di pura necessità.

A ciò pur si aggiunga il riflesso, che, essendo per lo Stato attivo il movimento de’ viaggiatori, ora avviene che, esclusi quei che viaggiano in posta, tutti gli altri vengono con estere vetture, e così il ramo delle vetture non è attivo. Laddove, attivate le strade di ferro, quando l’impresa di queste fosse nazionale, simile attività si ricuperebbe, e tutta la spesa che incontrano i viaggiatori resterebbe a profitto dello Stato.

Interne circostanze dello Stato

Questo Stato ha ragioni interne per desiderare la facile circolazione dall’una all’altra estremità. Il nostro suolo, pel clima e la dolce temperatura in cui giace, fornisce, oltre i generi di prima necessità, dei prodotti agrari, che la rigida o bruciata temperatura nega ad altri paesi. Questi sono limitati al ristretto consumo dei luoghi ove si producono, perchè non può garantirsene la conservazione in viaggi di grandi distanze e di lungo tempo, talchè ne viene trascurata la produzione. Tolte, direm quasi, le distanze, e quindi ristretto il tempo, se ne attiverebbe lo smercio, perciocchè la produzione si aumenterebbe, ed avremmo una nuova e ricca sorgente di traffico attivo anche colle estere e lontane nazioni; e questo beneficio potrebbe divenir cosa di grave importanza, sia coll’aggiunger pregio a quei prodotti che già si hanno, sia coll’eccitare la maggior produzione di quelli che si trascurano. Tale vantaggio non si apprende col vedere le cose nello stato attuale; imperciocchè è un canone incontroverso di pubblica economia, che la consumazione anima la produzione, essendo certo