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sti, se tutti gli Stati ne risentono vantaggio, e tutti avidamente li desiderano, il nostro maggiormente deve ambirli, e perciò rimuovere tutti gli ostacoli e presentare tutte le facilitazioni, perchè da essi è formata la sua risorsa, ed è ripianata quella deficenza che presenta costantemente la sua bilancia commerciale.
A ciò si aggiunga che la capitale dello stato, Roma, estendendo la sua supremazia su tutto l’orbe cattolico, è nella positiva necessità di primeggiare nelle facilitazioni per accedervi, sì per alimentare la divozione ai luoghi santi, alle ecclesiastiche funzioni, ed al venerando Capo Visibile della Chiesa, sì per trattare gli affari di religione con tutti i tribunali ecclesiastici che hanno in Roma residenza.
Ma si oppone, essere un fatto a tutti noto, che le strade ferrate sono una invenzione nuova, e che sebbene queste non abbiano mai esistito, nè tuttora esistano conducenti a Roma, pure le attrative di questa capitale, e gli affari che vi si trattano vi richiamano incessantemente copiosa folla di forastieri, per cui, senza questo mezzo, già si gode il benefizio che da quelle si promette.
È facile il rispondere, che nello stato passato e presente, pressochè uniforme generalmente delle vie di comunicazione, indifferentemente i viaggiatori si diriggevano e si diriggono verso uno od un altro luogo, e che Roma ne attira a se gran parte finchè le sue interne attrattive lottano ceteris paribus con altre capitali, o primarie città; ma tolta che sia quella parità di mezzi di accesso, la tendenza generica tanto ora estesa del viaggiare, prenderebbe certamente la direzione cui giunger si possa coi mezzi più pronti, più facili, più economici, i quali con tanto minor tempo, spesa e disagio appa-