Pagina:Sull'opportunità delle strade ferrate nello Stato Pontificio.djvu/18

16


ed osta solo al soddisfarli il tempo, l’incomodo e la spesa necessaria per ottenere l’intento che si desidera, per esitare la cosa che si vuol vendere, per recarsi al luogo in cui si vorrebbe essere; in guisa che in proporzione che gli ostacoli scemino, si accresce la concorrenza. Quindi è indubitato, che la diminuzione della spesa e del tempo, e la totale cessazione d’ogni incomodo, anzi la conversione di questo in piacere e diletto, produrrà maggior numero di viaggiatori, e maggior quantità di merci in movimento; a modo che, moltiplicati nella proporzione delle diminuzioni, e della cessazione degli ostacoli, la massa in movimento si accrescerà prodigiosamente.

Posto ciò, che ora non è più un problema, perchè si vede avverato in tutti quegli stati, ove le strade ferrate sono in attività, è certo, che circoli nelle spese di viaggi e trasporti una somma maggiore di quella che circolava per l’addietro, atteso il maggior numero di persone, e la maggior quantità di merci che ottengono di viaggiare, e di essere trasportate; e se questo sussiste, un vantaggio generale anzichè un danno, deve generalmente risultare, come speriamo dimostrare.

Esaminando la questione dal lato dei mezzi di trasporto e di persone e di merci, le strade ferrate, per quanto debba studiarsi diriggerle ai centri di popolazione, di produzione e di consumo, non toccano tutt’i punti, cosicchè si trovino al domicilio di chiunque voglia profittarne, nè si presentano a tutti i luoghi di produzione, ma formano una vera linea matematica, sulla quale conviene che si rechino le persone e vengano asportate le merci che vogliano giovarsene; e siccome non tutti partono dallo stesso punto, non tutti sono diretti per il medesimo luogo, non tutti possono fermarsi nelle