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perchè dicesi, cade nell’inazione una moltitudine di postiglioni, di vetturini, di carrettieri, di barcaroli, di stallieri, di osti, di locandieri, e per conseguenza di cuochi, di camerieri e di altre persone su tutta la linea percorsa dalla strada ferrata. Questa osservazione, che è dettata da plausibile spirito di filantropia, sarebbe di molto valore, quando non fosse in opposizione e colla ragione e coll’esperienza.
Non sono le strade ferrate che un progresso nella facilità e nella rapidità delle comunicazioni e dei trasporti. Dall’uomo che pedestre, ed a stento con il suo bagaglio sugli omeri si trasferiva da uno in altro luogo, la società non è giunta all’attuale miglioria che percorrendo tante diverse gradazioni, sostituendo ai propri piedi ed omeri il tardo giumento, i pigri buoi, lo svelto destriero; quindi i carri, le carrozze, le vetture, la posta, le diligenze; ora le strade ferrate. In seguito, Dio sa, cosa verrà in campo.
E come sarebbe, più che strana, pazza idea quella di abolire l’uso dei giumenti, dei buoi, dei cavalli, dei carri, delle carrozze, delle vetture, della posta, delle diligenze per la speciosa ragione che l’uomo che vada pedestre, avendo assoluto bisogno di più frequente riposo, esigerebbe più frequenti gli alberghi e le locande; e come parteciperebbe dell’assurdo che non siano da rimuoversi le cause delle infermità negli uomini, onde non cessi il guadagno dei medici, dei chirurgi e dei farmacisti; così neppur giusto sarà, impedire alla società l’uso di un mezzo di trasporto più rapido e più economico per la carità verso i vetturini, postiglioni, locandieri, cuochi e camerieri. Ma vediamo in fatto se poi sia realmente a temersi questo danno che si proclama per quelle classi di persone, al quale esame aggiun-