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mossero immense moli per soprapporle a grandi elevazioni, senza esser soccorsi dalle più raffinate risorse dell’architettura e della meccanica? Nell’osservare sempre riprodotto tal sistema gigantesco nelle opere delle più arcaiche costruzioni, si credette essere tal fatto uno dei prodotti della invadente civiltà orientale, ma io faccio una semplice osservazione: Agrola ed Iperbio che in Grecia costruirono le mura dell’acropoli di Atene erano italiani; abbiamo noi alcuna memoria che ci dica esser d’Oriente i costruttori delle principali ruine d’Italia? D’altronde furono i Tirreni quelli che eseguirono i grandiosi lavori dell’arginatura dei fiumi e dei canali lombardi e che tolsero alle acque quelle ridenti pianure con lavori colossali sempre ammirati; ora io dico, come potrebbero essersi compiute quelle grandi operazioni, come terminare quelle immense costruzioni senza un tale sviluppo dell’umano scibile che a lor insegnasse a conoscer profondamente le proprietà fisiche della terra, e le scienze esatte per poter calcolare il corso delle acque, la spinta delle masse, le leggi dell’equilibrio, le proprietà tutte infine dell’idrometria?

Noi vedemmo che i Tirreni, a detta dei Greci stessi loro acerrimi detrattori, erano nati per compiere le più ardite navigazioni; dovettero dunque conoscere le scienze astronomiche almeno per poter dirigere i loro triremi senza la bussola e le altre moderne invenzioni; doveano avere qualche sistema di geografia per potersi bene orizzontare pur solo nel lago tirrenico. Conoscendo queste scienze poterono dunque ben sapere cotesti popoli italici quali