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italiano; ma se può dirsi primo fra questi la più orribile corruzione, può pure ritenersi, senza tema di errare, che a molti commovimenti essi cooperarono, e può considerarsi come non ultima causa del trionfo dei barbari sulla civiltà romana il desiderio che ebbe il popolo italiano di scuotere il giogo dei proconsoli e governatori. E sentendosi incapace, dopo tanti secoli, a liberarsene da per se stesso, si limitò a non opporsi agl’invasori, e cercò nella barbarie stessa un sollievo contro la corrotta civiltà greco-romana. Quando il romano impero soggiacque, già la barbarie invadeva ogni campo della Tirrenia. L’intolleranza idolatra ebbe preparata la via alla nuova religione, e per odio dell’antica furon distrutti gli antichi templi e i sagrarii, bruciate le biblioteche, sperdute le tradizioni, abbandonate perfino le arti!!! Surse la civiltà nuova, ma non sanaronsi le piaghe della povera Italia che seguitò a pagare il fio della sua bellezza, schiava ai tiranni, ludibrio dello straniero. Tutto fu obliato, e solo i degeneri figli di Grecia, da Bizanzio, consegnarono ai claustri cristiani, conservatori di qualche reliquia della civiltà latina, quelle fole greche che fanno della civiltà europea un frutto che l’Occidente avea dall’Oriente.


XII.


Ora, tornando donde partimmo, dico che una grande analogia esiste fra i monumenti italiani primitivi e quelli arcaici dell’Indo-Cina, dell’Egitto,