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vantava un’antichissima istoria. Frattanto nella penisola eran discesi barbari sopra barbari, scacciandosi ed uccidendosi vicendevolmente; gli Umbri, i Celti e gl’Iberi lasciarono una completa oscurità sulle loro gesta, restandoci, sol frutto di tanto danno, la completa dispersione di ogni tradizione che ricordi la storia dei nostri primi Padri.

Nella totale mancanza di tradizioni locali, abbiamo però estere memorie che danno una qualche ragione al mio assunto. Così subito domanderò al gentil lettore chi esso intenda che fosse il popolo pelasgo. S’egli è scolastico mi risponderà essere quel popolo composto da nomadi tribù orientali che nei tempi antistorici invasero l’Egitto, la Grecia e l’Italia; ma cotesto supposto dà l’ignotum per ignotum e tranne la verisimile congettura delle primissime immigrazioni di genti asiane, non porge verità provata neppure con indizi; e quel poco vero che v’è, è rimoto troppo. Inoltre come mai potrebbe dirsi che alcune povere tribù erranti e discacciate da varii paesi eseguissero nelle Indie, in Egitto, in Grecia ed in Italia opere tanto colossali quanto lo sono quelle che la tradizione ci presenta come opere loro? Qual povero popolo avrebbe mai osato di eseguire le colossali mura pelasgiche di Alatri, di Palestrina, di Segni e di Civitalavinia? Questo sistema di costruzione è quasi identico a quello dei più arcaici monumenti etruschi, a quello delle più antiche fabbriche egiziane, a quello dei vetustissimi templi indo-cinesi, ed a detta di tutti gli autori, annunciano un traslocamento di civiltà, il quale fin qui si credette che fosse accaduto da Oriente ad Occidente; ma non potrebbe esso forse