Pagina:Sull'incivilimento primitivo.pdf/29


— 27 —

VIII.


Dovremo ammettere sulla testimonianza di Platone, sulle tradizioni egiziane raccolte da Solone e su di quelle frigie riferite da Eusebio, come dai dati scientifici della moderna geologia, che pria dell’ultimo cataclisma sofferto dall’Italia, la Sicilia fosse unita al continente e si distendesse per una immensa pianura ubertosa e popolatissima fino al punto ove oggi sorge Malta. Virgilio dice, parlando di Sicilia: Haec loca vi quondam, et vasta convulsa ruina (Tantum aevi longinqua valet mutare vetustas) Dissiluisse ferunt, cum protinus utraque tellus, Una foret (Aen., III). Era questa regione anticamente conosciuta col nome di Atalantide od Atlantide da Atlante re d’Italia (Herod., lib. IV). E però Platone nel Critia fa gli Atlantidi contemporanei dei Tirreni, ossia anteriori ad ogni storia; e la favola gli associa ai ricordi di Bacco, di Giove e dei Satiri; ed Esiodo coetaneo di Omero dice i forti Tirreni illustri fra gli dei e gli eroi. Contemporaneamente la centrale Italia o Tirrenia conteneva grandi vulcani e disparsi laghi; incognite ma numerosissime popolazioni abitavano tutta la penisola e sembra che tanto più fossero esse incivilite quanto più erano meridionali. Italia dunque allora albergava un popolo ingegnoso e destro, aborigeno, primitivo, che io sostengo fosse civilissimo, mentre sol con una straordinaria scienza poteva compiere i monumenti che ne restano; e la scienza mi-