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osservazione: se fra tutte le nazioni è l’egiziana la più vetusta in civiltà, come sarà che singolarmente contrasta con tale assertiva il suolo dell’Egitto che è il più nuovo che sia sulle spiagge dei nostri mari? Questo paese, surto per sedimenti marittimi e fluviali, si può dire che segni allo scienziato le varie età ultime della terra, e forse con esatti calcoli pur si potrebbe rilevare quando fu popolato. Ora sembra indubitato che fosse successivamente invaso da un popolo confinante, l’Etiope il quale, essendone più prossimo, sempre sostenne non essere autottono il popolo egizio, ma gente trapiantatavisi dal loro paese nell’asciugarsi delle paludi. Però quello che studi la razza egiziana chiaramente vede esser essa divisa in due classi affatto dissimili per colore, per intelligenza e per costumi; la plebe appartiene alla razza nera od etiopica, mentre le caste imperanti e docenti sono di razza bianca, indigena nei paesi oltremarini. Chi furono quest’imperanti se non esteri invasori che bandendo la civiltà ivi s’imponevano a padroni? È possibile il supporre che non essi ma gli Etiopi; che sempre nella plebe egizia si riprodussero bestiali, rozzi e poco intelligenti, colà in pria arrecassero civile semenza? Buia resterebbe ora una tal questione ove i politeisti romani, conservandoci i superstiziosi misteri della religione egiziana, non ci avessero dato in Iside ed Osiride la base della provenienza tirrenica della civiltà del paese dei jeroglifici. I Greci conservavano memoria che Iside non fosse altri che l’atlantica Io figlia d’Inaco rifugiatasi in Egitto ove si sposò al re Osiride e tanto fu cara agli abitanti di quel paese che dopo morte fu deificata e appel-