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stato tocco dallo scalpello; maledetto era da essi colui che formasse statue e sculture, mentre benedicevano chi ne distruggesse; con tali massime poteasi sperare da loro un lume di civiltà! La Genesi parla delle carovane del deserto e nulla dice di una nazione navigatrice tanto famosa quanto il dovea essere la Fenicia ove già fosse esistita in tempi anti-storici. Nei sacri libri non si comincia ad aver notizia di Tiro e Sidone che all’epoca di Davidde e Salomone, cioè sol circa mille anni avanti l’èra volgare; Giuseppe Flavio, che apparteneva a quei paesi ed era un accuratissimo istorico, accerta essere stata fondata Tiro circa duecento quarant’anni prima dell’edificazione del tempio di Salomone; ove dunque basare la pretesa civiltà antichissima di questi popoli? Qual mezzo avriano avuto per ispandere la loro civiltà? Il navigare? Or sembra indubitato che i Fenici di poco precedettero gli Egizi nell’aver proprio naviglio e forse lo ebbero da esterna sorgente, e le navi che dettero all’egiziano Necos, contemporaneo di Ciro, per compiere il giro dell’Africa, spiegano chiaramente nell’indole di quella navigazione quanto ancor dovessero essere ignoranti i marinari fenici.

Ci resta ora l’Egitto, ma realmente è questa contrada tanto antica quanto vorrebbero far credere i misteriosi suoi sacerdoti? Difficile è tale assunto, dovendosi vincere una tenace opinione scolastica basata sulle fole raccontate ai vanitosi Greci ed ai superstiziosi Romani dai furbi sacerdoti di quella contrada, e non potendosi opporre antiche memorie scritte, mentre gli annali sacerdotali e le storie ne sono smarrite. Però è da fare in pria una semplice