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siccome fece il Combe1 seguito dal Luynes2, dal Fiorelli3 dal Millingen4 e dal Sambon5.

È noto che Pane oltre ad essere dio delle greggi fu più specialmente dio cacciatore: della qual cosa fan testimonianza gli inni omerici6 gran numero di epigrammi dell’Antologia e il soprannome di ἀγρεός o ἀγρευτής che gli fu dato in Atene7.

E questo Pane agreo, o vogliam dire cacciatore, nelle sopraddescritte monete, è espresso con le lancie o col lagobolon da percuotere le lepri, in forme umane e nobilissime, la qual cosa, se ne togli le rappresentazioni dei vasi dell’Italia Meridionale, non è comune nel modo di effigiare quel dio nelle arti del disegno8. E a questo proposito è da notare che mentre per una legge costante dell’arte greca col progredire di questa si nobilitavano quelle figure composte di parti umane e parti animalesche, messe insieme con sì poca grazia ne’ primordj dell’arte, in quanto alla figura di Pane, nel tempo del maggiore sviluppo del disegno e segnatamente in Atene, vediamo predominare l’elemento caprino; e ciò non per rozzezza, ma sibbene per un certo capriccio e più per destare ilarità.

Se noi ci rivolgiamo alle memorie letterarie vi scorgeremo Pane con forme tutt’altro che di uomo; anzi Erodoto9 assevera che i Greci lo rappresentassero con faccia

  1. l. cit.
  2. l. cit. p. 16 e seg.
  3. Osserv., pag. 66.
  4. Considérations, pag. 32.
  5. l. cit., pag. 211.
  6. XIX, 12-15.
  7. Ἀγρεὸς ὁ Πὰν παρὰ Ἀθηναίοις. Esichio, vedi anche Pausania, VIII, 42, 2. Welcker, Griech. Götterl. II, 662.
  8. Sulle forme di Pane, vedi Welcker, l. cit. II, 656. Müller, l. cit. § 387, p. 611 segg.
  9. II. 46.

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