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ha creduto chiamarlo un berretto frigio (a Phrygian cap), bisogna convenire che la patria dell’Aceste, di cui si voleva riconoscere l’immagine nel giovine cacciatore, dovette esser cagione di trarre in equivoco il mio dotto collega di Cambridge. Ma ben più grave è l’errore in cui caddero pur troppo l’Eckhel1 e il Mionnet2 credendo che il giovine tenesse un vaso legato da una corda sulle spalle: nella quale credenza non si sa se sia più da riprovare la scarsezza di buon senso o l’avere ignorato la forma del cappello greco, e i numerosi monumenti figurati, da’ quali si vede che i Greci anche quando erano stretti dalla necessità a portare qualche cosa che servisse a coprire il capo, volevano tuttavia potersi togliere quell’impaccio, gettandolo dietro le spalle. Inesattezze siffatte mostrano chiaramente quanto grande sia l’errore di quei numismatici, che delle antiche monete vogliono fare uno studio separato da quello degli altri monumenti.

Se nelle aste nodose de’ tetradrammi 2-4 (Tav. 1) non si trovano le punte delle lance dell’esemplare Luynes, invece per la grande accuratezza dell’incisione vi si scorge una importante aggiunta, l’ἀγκύλη o amentum de’ Romani, correggia di cuojo, la quale fu usata nel gettare de’ giavellotti e principalmente nel maneggio delle lunghe lance; perchè fissata nel centro di esse3, agevolava senza dubbio il trasporto dell’arma4 e, legata alla mano, impediva che l’asta potesse sfuggire nel combattere. In alcuni mo-

  1. l. c. I, 234 seg.
  2. Descr. I, p. 283, n. 648, 649. Figure virile . . tenant sur son dos un vase, retenu par une corde.
  3. Veggansi le autorità antiche presso Rüstow e Köchly Gesch. d. griech. Kriegswesens, p. 130 seg.
  4. Segnatamente nella cavalleria dovea sentirsi il bisogno di una tal correggia, e del resto vediamo che sino a’ tempi di Costantino Porfirogenito si fa ricordo di κοντάρια καβαλλαρικὰ ἔχοντα λώρια εἰς τὴν μέσην, vedi gli autori sopra citati.