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con la numismatica selinuntina, e senza che gli saltasse agli occhi la inusitata e strana forma dell’epigrafe1.

Ritornando ora al tipo della donna in atto di far libazione ad un’ara, mentre si deve tener conto di questa comunanza di tipi fra Erice e Segesta, non si è obbligati per questo ad ammettere che l’una città abbia copiato il tipo delle monete dell’altra. Egli è troppo ovvio nella numismatica antica che simili sacrifizj sien compiuti da personificazioni di città o di fiumi, o di fondatori di città, come nelle monete d’Imera, di Selinunte e di Crotone e negli altri esempj riuniti dal Raoul-Rochette nelle sue osservazioni sul tipo delle medaglie di Caulonia2.

Se nel tipo imerese si è ravvisata da’ migliori numismatici la città stessa come era effigiata in una statua descrittaci da Cicerone (ipsa Himera in muliebrem figuram habitumque formata3), nulla ci vieterà di ricononoscere nel nuovo tetradrammo segestano, una personificazione della ninfa Egesta o della città stessa4; la quale

  1. In quella stessa tavola LXVI del Castelli accanto alla moneta onde è stato discorso, si trova un’altra notevole alterazione epigrafica che ha pure indotto in errore il sommo Eckhel (Doctr. I, 241) facendogli credere l’esistenza di una confederazione tra Selinunte e Siracusa. È una monetina di argento esistente allora nel Museo Lucchesiano, con una testa muliebre e l’iscrizione ΣΥΡΑ nel diritto, e un toro su di una spiga e l’epigrafe ΣΕΛΙΝΟΝΤΙΟΝ, nel rovescio. Mentre ora sappiamo da parecchi esemplari benissimo conservati che la prima iscrizione è ΕΥΝΟΜΙΑ e la seconda, ΓΕΛΩΙΩΝ, siccome può anche vedersi presso Millingen, Anc. coins. tav. II, n. 10, p. 29 seg. Un esemplare incompleto avea altra volta fatto cadere in errore questo accuratissimo archeologo, e leggendo ΕΥΒΟ il principio dell’iscrizione ΕΥΝΟΜΙΑ, l’avea attribuito ad un’Eubea di Sicilia, confederata con Gela. Médailles gr. inéd. tav. I. n. 22, p. 32.
  2. l. c. p. 1-48.
  3. In Verr. II, 35.
  4. Anche nella testa muliebre che forma il diritto de’ tetradrammi e delle altre monete segestane hanno ravvisato alcuni la ninfa Egesta (Raoul-Rochette, Mémm. pp. 176, 186 e passim; Creuzer l. c, III,