Pagina:Sul congiungimento del Mediterraneo all'Adriatico.djvu/5


105

Provata l’utilità di questa nuova linea dalla insistenza colla quale da tutti è richiesta, si viene a provarne il bisogno. Dunque è mestieri costrurla.

Qui entra l’azione diretta del governo, il quale ponderando bene i vari bisogni dello Stato deve provvedere agli uni senza danneggiare gli altri. Si unisca più direttamente che si può Livorno ad Ancona: ecco quello che chiede il commercio nazionale in genere, il quale non guarda ai vantaggi di queste piuttosto che di quelle città intermedie. Il signor Lesseps ha scavato il canale di Suez in mezzo ad un deserto, e questo mercè quello non sarà più un deserto. Il caso nostro è diverso: qualunque sia la linea tracciata, di quelle proposte, le condizioni dei luoghi traversati non differiscono gran fatto tra loro. Vi ha sempre l’Appennino da traforarsi e regioni montane più o meno aspre da percorrersi finché si possano lungheggiare i fiumi nel versante orientale di quella catena di alpe che divide la penisola. Le linee, fra’ due estremi, sono di chilom. 372 (per Faenza), chilom. 350 (per Forlì) e chilom. 351 (per Fano). Non vi è dunque differenza tale che possa far traboccare la bilancia per una meglio che per un’altra linea senza prima prendere bene ad esame i grandi servigi che la nuova linea deve rendere allo Stato.

Lasciamo da banda il commercio, che con qualunque delle tre ferrovie sarebbe egualmente avvantaggiato (22 chilom. sono un nulla su 372), e guardiamo alla guerra. Signori sì, alla guerra: perchè a questo eterno flagello della società qualche altro sacrificio di vite italiane s’avrà a fare, e presto. E se nemmanco ciò sia per avverarsi, e tutte le questioni pendenti sul tavolo verde riescano a comporsi, potremmo in coscienza asserire che in futuro non avrem guerra mai? Dunque per una guerra prossima o per una rimota si provvegga in tempo.


(continuerà).

A.


________________