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Ma pericolosissimo cosa ell’è per lo contrario il tenersi a massime opposte. Elleno persuadono all’autorità, che essa può non solo distruggere l’industria, ma proteggendola, occuparsi della natura dei prodotti, e della maniera di produrre, ed interporsi fra il padrone e l’operajo per regolare i loro rispettivi interessi. Il sig. De Sismondi non dimenticò a qual segno Adam Smith




nale non paga i profitti ed i salarj indispensabili per porlo in istato da soddisfare i bisogni qualunque esser possano dei consumatori; non è un prodotto, esso non è che l’inerte risultato di una fatica gettata, almeno fino al punto in cui il suo valore venale resta al di sotto delle sue spese di produzione. Tali sono le cose delle quali l’interesse personale tende di continuo a prevenire l’ingombramento. E se il valore venale del prodotto paga le spese della sua produzione, quale ingombramento può egli mai temersi, giacchè questa produzione procura a quelli i quali se ne occupano i profitti ed i salarj che sono autorizzati a ripromettersene?

Questa considerazione fondamentale ci dimostra quanto sieno ancora indietro quegli scrittori i quali credettero, in economia politica, poter fare astrazioni della relazione che esiste fra il valore venale dei prodotti e quello dei servizj produttivi. Questa e molte altre questioni sono esposte in modo da essere alla portata di tutti nell’opera che mi propongo di pubblicare quanto prima, e leggendo la quale, mi lusingo, ognuno potrà formarsi un’idea compiuta delle cognizioni nostre economiche.