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possono mancare d’un próspero ésito, mentre le lontane correnti del commercio universale non solo dipendono da mille eventi e da mille inviluppi di politica e di finanza, ma nemmen quando sono più avventurose, bastano a fecondare quanto è necessario il costoso loro esercizio. Perlochè non si sarà mai bastevolmente raccomandato ai progettatori di strade ferrate di mirar prima a quei centri di popolazione che si trovano predisposti a moderate distanze, e non essendo separati da frontiere doganali o da linee militari, promettono infallibile giornaliero alimento.

Perciò non è manifesto come convenga, per la linea da Alessandria a Novara, passare il Po presso la bocca della Scrivia; e non piuttosto rimontarlo per Valenza e Casale, e quivi passarlo, per giungere con un rettilineo a Vercelli, e quindi a Novara. Il che facendo si scorrerebbe sempre lungo le città, nel mezzo delle provincie, e non si raderebbe troppo dappresso la frontiera, la cui prossimità sfronda i rami d’afflusso laterale. Casale, Vercelli e Novara sorpassano ciascuna i ventimila abitanti, e insieme con Valenza sommano a 71 mila; e le tre provincie ne contano insieme 428 mila. L’intera linea, non ostante la breve curva che si farebbe tra Valenza e Alessandria, per eludere lo sprone orientale del Monferrato, potrebbe in rispetto a Genova e al Lago Maggiore riguardarsi come diretta, e opportunissima a formare una gran vena mercantile dal Mediterraneo alla Svizzera e al Reno.

Nello stesso tempo il tronco da Vercelli a Novara farebbe un doppio servigio, qualora facesse parte anche d’un’altra linea ferrata in continuazione e compimento alla gran rotaja lombardo-véneta, la quale giungerebbe quasi rettilinea dall’Adriatico per Milano e Torino agli accessi della Francia.

Ma nello stesso tempo le radici d’ambedue queste imprese, tuttochè atte a ricevere in ogni caso le grandi correnti del commercio estero, sarebbero saldamente assicurate nelle immancabili communicazioni vicinali e interne. Poichè bisogna pur farsi una ragione che nello stato incertissimo del diritto internazionale europeo, le strade ferrate che dovessero appoggiarsi sopratutto ai rapporti fra Stato e Stato, e a movimenti attraversati da una frontiera, ben difficilmente potrebbero sostenersi. Perlochè chi cominciasse da esse, e non dalle strade di commercio prossimo