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movimento di certe merci del porto di Genova, l’aver raggiunto in qualsiasi luogo la riva del Po, nel quale fan ricapito i laghi del Milanese e i fiumi del Véneto, e le merci dell’Adriatico possono arrivare più lentamente bensì, ma per molto minor prezzo che non sulle linee ferrate.

Perlochè se la prima parte dell’invito, che si fece per le stampe a Genova, cioè l’ardua costruzione d’una strada ferrata per la gola dell’Apennino verso Serravalle o qualunque altro luogo, è opera d’apertissima utilità universale: e se la diramazione da Serravalle pel piano di Marengo verso Alessandria congiunge all’utilità publica anche la minor difficoltà: non così può dirsi per ora di quella linea che da Serravalle, scendendo lungo la Scrivia, andasse a passare il Po, seguendolo poi pel Siccomario fino appiè del ponte di Pavia. Questo tronco per sè si ridurrebbe solamente a servire qualche miglio più dappresso la piccola città di Tortona; e dovrebbe contare sopratutto sul limitato e precario movimento delle persone che, in tempi di tutta tranquillità, e col passaporto alla mano, varcassero la frontiera. Ora in queste circostanze non è possibile assicurarsi d’un colpo trecentomila o quattrocentomila passaggieri all’anno. Il che ben si potrebbe sperare ove si ponessero in rapido contatto molte e non piccole città, fra le quali la súbita risoluzione d’andata e ritorno si compiesse senza ritardo e quasi senza pensiero. Ed è perciò che gli stessi progettatori, nella loro circolare dello scorso marzo, facendo induzione dal presente passaggio annuale dell’Apennino pel colle dei Giovi, pensano che sulla strada ferrata il produtto dei viaggiatori, valutato da essi a franchi 580,0000, non debba giungere nemmeno al quinto del totale (3,044,000). Il che vuol dire ch’essi fanno i conti loro in un modo che contrasta al fatto costante di queste imprese, nelle quali il produtto dei passaggieri è di gran lunga il principale. E noi crediamo al contrario che torni molto meglio conformarsi alla provata natura delle cose. Aggiungiamo che altra cosa è il passaggio interno e quasi domestico del colle dei Giovi, il quale essendo in seno al regno, anzi nel territorio stesso di Genova, può ben dare al presente 78 mila passaggieri all’anno, ossia più di 200 al giorno; e altra cosa il passaggio della frontiera e il movimento nei luoghi vicini alla frontiera. Nè, per ciò che