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tatori1; di cui io ora esporrò, sotto brevità, le opinioni. Prima di tutto, che cosa rappresentano le cagne?
Pietro di Dante suppone che sieno i creditori; oppure le indigentiæ supervenientes post lapsum facultatum, unde ut desperati fugiunt homines et se occultant. Questa sua opinione è come il fonte, donde sono scaturite quasi tutte le successive interpretazioni.
Benvenuto da Imola la riproduce, specificandola, senza mutare; egli vede nelle cagne creditores et eorum nunci qui persequuntur debitores fugientes; così come gli incommoda magna che li macerano, scilicet fames, sitis, nuditas et multa talia.
E le stesse cose pur dice, nel secolo seguente, Talice da Ricaldone.
Altri s’attenne solo alla seconda ipotesi di Pietro: così Jacopo della Lana e Francesco da Buti trovano nelle cagne «la miseria e la povertà», «le necessità e le fami, che perseguitano questi violenti».
Una terza interpretazione ha proposto il Boccaccio, più largamente intendendo la parola indigentiæ. Le cagne sono «le amarissime rimorsioni del loro bestialmente avere gittato» le proprie sostanze, ed inoltre «le passioni, le quali lor sopravvengono per la loro inopia, siccome è la fame e la sete, la indigenza del vestimento, del calzamento, le infermità, i disagi, i rimproveri, e le beffe».
La stessa opinione esprime con parole quasi identiche il Landino.
L’Ottimo, dopo aver accettato la seconda spiegazione, vedendo nelle cagne la oscurità dei bisogni necessarî, la miseria e la povertà, si disdice poi per dare un’altra interpretazione tutta sua: «Sono queste cagne li miseri cacciatori, uomini poveri, che per seguire diletto, e l’altrui cucine, abbandonarono lor case e famiglie, e però sono trasformati in animali da caccia, e seguitano divorando lor signori».
Finalmente anche l’Anonimo espone un’opinione propria, da tutte le altre diversa, che vuol esser riportata integralmente. «Pone [Dante] ch’eglino [i dissipatori] sono morsi e sbranati da cagne nere e correnti, e questo non vuole significare altro se
- ↑ Non li cito tutti, chè sarebbe lungo e ozioso; sì i più importanti o quelli, in somma, che han detto cose, in alcun modo, notabili.