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70 PARTE PRIMA

rono udite alcune voci, che proferivano un nome odiato dal popolo, perchè d’uomo riguardato generalmente come il rappresentante del vessatorio sistema delle finanze imperiali; ed era il ministro delle finanze, conte Prina. Nel concetto popolare questo ministro passava per ricco sfondato, e il sacco della sua casa credeasi dover fruttare almen quanto l’escavazione d’una miniera di diamanti. Non eravi forse uomo del popolo, il quale nel pagare le eccessive imposte che l’opprimevano, non ne dêsse al ministro istesso tutta la colpa. Ei passava per uomo che si studiasse di scoprire ogni giorno un qualche nuovo compenso per aggravar la miseria del popolo; e si supponea che, cessando egli di esistere, sarebbero tosto a terra le imposte. Così ragionava il popolo, e chi fece udire pel primo alla moltitudine accalcata nel palazzo del senato, il nome del Prina, ben sapea d’aprire con ciò un ampio aringo al furore ed all’avidità popolare.

Il palazzo senatorio, e i luoghi circonvicini furono ben presto deserti. La moltitudine avviossi rapida verso il palazzo del Marino, e s’ingrossò, via facendo, di tutti quelli ch’eransi riserbati per l’ultima scena. La moltitudine mal custodisce il segreto, e il grido della trama ordita contro il ministro era giunto e a lui e a’ suoi congiunti ed amici. La mattina stessa del 20 d’aprile un congiunto del Prina l’avea scongiurato di cansarsi dai pericoli che lo minacciavano, e di lasciarsi condurre in una carrozza fino a Pavia, ove egli avrebbe potuto agevolmente rimanersi celato o passare in uno Stato straniero. Ributtò il Prina ostinatamente le instanze ed offerte del suo congiunto. “Perchè mai”, diceva egli,