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56 PARTE PRIMA

Eugenio, tale esser doveva lo scopo degli Austriaci puri, degli Austriaci mitigati, dei Muratisti e degl’Italici sedicenti puri. Il senato era allora per la città di Milano, il corpo veramente investito della potestà amministrativa e politica. Importava adunque assai l’atterrarlo, e per quest’uopo si pose in opera due modi diversi. Fu sparsa anzi tutto la voce che il senato avea stanziata la perdita dello Stato, che i più formali impegni erano stati contratti nella seduta del 17 aprile col principe Eugenio, che questi era stato accertato nel modo più positivo come non si sarebbe accettato accordo di sorta co’ suoi nemici, nè sottoscritto alcun trattato che non avesse per fondamento la ricognizione definitiva di lui qual re d’Italia. Dipendere, dicasi, i destini dello Stato dal buon volere delle Potenze Alleate, esser queste mosse verso gl’Italiani dai più propizi sensi, ma opporsi la dignità loro a che esse venissero mai sur un piede di eguaglianza a trattato con un soldato salito ad alto grado, ch’era stato sempre loro nemico. Eppure in siffatta congiuntura ostinarsi il senato ad esigere quell’unica cosa che le Potenze Alleate non consentirebbero giammai a concedere; cioè la ricognizione del principe Eugenio a re d’Italia; rigettar esso ogni altro compenso da questo all’infuori; ributtare ostinatamente le benevole ed amichevoli profferte delle Potenze, volere pertanto immerger di nuovo lo Stato nei guai della guerra e in tutti quegli orrori che ne conseguitano; esser pertanto il massimo flagello della patria e risoluto a spietatamente sagrificarla.

Mentre che queste accuse andavano attorno di bocca in bocca, e ridestavano nell’intimo de’ cuori l’odio che