Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/53


PARTE PRIMA 41

so, e rifiutarla per ciò solo che non la dovrebbe all’imperatore. La rettitudine del suo cuore inducevalo a ributtar con isdegno le offerte che gli venivano fatte da parte degli Alleati. La condotta e i disegni di Murat eran tuttora per lui un enimma ch’ei si proponeva di spianare. “Alla fine poi”, diceva egli fra sè, “ove tra me e Murat non possa seguire accordo, ove la caduta dell’imperatore diventi inevitabile, sarà giunto per me il tempo di provvedere ai miei interessi e di cercare appoggio là dove posso trovarne senza arrossire; cioè nel popolo italiano, e nell’esercito, che non ha mai ricusato di seguirmi”.

Ma egli era troppo tardi, siccome ho detto, allorchè il vicerè s’appigliò al partito di rivolgersi all’Italia.

Se alcuno, impugnando le mie conjetture, ricusasse di ammettere che dal vicerè vennero fermati in quell’epoca tali progetti, io chiederogli il come si possa spiegare in quest’ultima ipotesi la sua contumacia agli espressi comandamenti dell’imperatore, il quale, chiamandolo a sè con tutte le sue truppe, ingiungevagli di abbandonare l’Italia. Un solo motivo, o per meglio dire, pretesto, allegò il vicerè per palliare la sua disubbidienza. Disse cioè di temere la diserzione dei soldati italiani, i quali, divelti dalla propria patria e tratti verso la Francia, verrebbero a sapere l’occupazione del loro paese per parte delle truppe nemiche. Ed allegava in prova le molte diserzioni recentemente accadute nell’esercito, di soldati nativi dei dipartimenti occupati dalle truppe nemiche. “Se i soldati delle province venete”, diceva egli, “mi abbandonano per accorrere alla difesa dei loro propri lari, che fia per accadere allorchè tutto quan-