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22 PARTE PRIMA

canto, fino al Reno, e dall’altro, per a traverso le Alpi, fino all’Adige.

Ond’ecco il vicerè risospinto di posto in posto, di piazza in piazza, da Mosca a Verona. Le province venete erano invase dalle truppe austriache, quantunque Venezia reggessesi tuttora contro il blocco. La neutralità svizzera poco stette ad essere violata, per lo che i Francesi poterono giustamente temere d’essere assaliti a’ fianchi come pure quasi alle spalle; il re di Napoli parea vacillante nella fede dell’alleanza, e il grido che corse bentosto della sua defezione non permetteva al vicerè di volgersi confidentemente a lui. Nè deesi poi sdimenticare che grande era la defezione nell’esercito italiano fra’ soldati che appartenevano alle province occupate dall’Austria. Il desiderio di difendere o almeno di proteggere le proprie case, il timore di tirar rappresaglie addosso alle proprie famiglie col rimaner nelle file de’ Francesi, si affacciavano allo spirito dei Veneti come tanti motivi più gravi e più sacri, che non fosse il debito di fedeltà ad una causa straniera e ad un padrone parimenti straniero.

Le avversità che parevano piovere sopra l’imperatore e i suoi, ridestarono nei cuori degl’Italiani certi pensieri che la sola necessità avea fino allora attutati. Non era dunque più invincibile l’imperatore; l’arte di far chinare dinanzi a sè ogni cosa era da lui perduta; non era più altro che un uomo col quale si potea trattare, e cozzare altresì con successo. Non appena entrò questa convinzione negli animi degl’Italiani, che parve infranto subitamente il giogo e con esso il vincolo che univa a forza tutte le volontà italiane; di modo che sursero, quasi