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PARTE PRIMA 19

attorno a Lione intercettavano le comunicazioni, per modo ch’egli era ignaro della marcia dell’esercito imperiale, aggiunge le seguenti parole: “Ma esse non possono ritardarle più a lungo (le notizie di Parigi). E poi, chi sa se le mosse del nemico attorno a Lione non sieno volute dall’imperatore? Per quanto a me, non ne stupirei”.

Nel conte Méjean poneva il principe Eugenio, siccome ho detto, la massima fiducia. Questo prototipo dei cortigiani, degli uomini saliti in alto da abbietta fortuna, che si ostinava a non tenere i successivi e prolungati rovesci degli anni 1813 e 1814, che per effetti dei sublimi, comunque incomprensibili, segreti concepimenti dell’imperatore; e che degli sgraziati eventi d’allora non trovava possibili che questi due scioglimenti: o una splendida e decisiva vittoria riportata dall’imperatore, o un accordo onorato di pace tra l’imperatore stesso e gli altri potentati; con istentato disdegno parlava dei timori di quelli fra’ Lombardi ch’erano amici dei Francesi, e delle speranze di quegli altri ch’erano o partigiani dell’Austria o fautori dell’independenza italica; e faceasi dagli uni e dagli altri odiare, perchè si mostrava non mai dimentico di appartenere alla nazione conquistatrice e di trovarsi accasato presso la vinta.

Giova qui riferire un fatto il quale, benchè accaduto dopo i tempi di cui parlo, può tuttavia essere contemplato nell’enumerazione delle accuse fatte al vicerè. Offese questi sconsigliatamente il generale Pino, affidandogli un poco rilevante comando in una delle città della Romagna; e questa mortificazione del Pino fu, se non una delle cause, uno almeno dei pretesti della defezione