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PARTE PRIMA 17

tutto, per non omettere di notare le più puerili, che vi conferivano i portamenti dei conti Paradisi e Vaccari, due dei principali sostegni del partito francese in Italia. Il conte Paradisi, di Modena, era un dotto, un bell’ingegno, uomo d’aspetto aggraziato, di nobili e affabilissimi modi, ricco assai, di nome chiaro e di grande autorevolezza. Non così ben nato, nè così dovizioso, nè dotato di tanta grazia come il conte Paradisi, il conte Vaccari, suo amico, ponea, per così dire, in comune con lui il suo capitale d’ingegno e il bel conversare, a tal che l’uno e l’altro formavano come il centro d’una eletta brigata in cui difficil cosa era l’ottenere l’accesso. Coloro cui piace segnare attorno a sè stessi come un cerchio cui a pochi è dato superare, non sanno di quant’ire contro di sè medesimi facciano sacco. I begl’ingegni sono sempre un po’ mal visti dal vulgo; ma una brigata di begl’ingegni che tengasi a bella posta appartata per non mischiarsi con esso, dee tenersi certa d’incorrere pienamente nell’odio e nell’ira sua. In una città poco ragguardevole per ampiezza e per frequenza di abitatori, in un tempo di generale irritazione, e di effervescenza delle passioni politiche, ambiziose, egoiste, non v’è calunnia, non beffa, non ischerno da cui una brigata di begl’ingegni possa preservarsi. In Francia, ai tempi della Rivoluzione, al boia davasi il carico di disciogliere siffatte brigate. Nell’anno 1814, in Milano, quantunque le cose non paressero disposte per nulla onde dar luogo ad un sì tragico scioglimento, poco mancò tutta via che il conte Paradisi e i suoi amici non iscontassero con la vita il fio di aver voluto godere il poco grave diletto di mostrarsi da più di quei che li circondavano.