Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/226

214 PARTE SECONDA

riferire le strane e goffe vessazioni commesse dalla censura della stampa1; ma la sua stessa goffaggine invita ad ingannarla, e si può farlo impunemente. La domanda di un passaporto è tuttora seguìta da una chiamata del direttore della Polizia e da un interrogatorio sul far di quello accennato qui sopra. Il consiglio di andare a Vienna è dato oggidì pure, come vent’anni fa; l’instante è obbligato ad andare e venire più volte dall’uffizio dei passaporti all’anticamera del Direttore, e da questa a quello; vede gli uffiziali strignersi nelle spalle quando ei si mostra inquieto sull’esito di tanto andare e venire, ode confidenzialmente dichiararglisi che avrebbe fatto meglio a non chieder passaporti; ma pure s’ei la dura, senza lasciarsi intimorire, si può scommettere mille contro uno, ch’egli otterrà alla fine l’intento. Una circostanza giovò efficacemente a scavare le fondamenta del governo austriaco; ed è la cognizione recentemente acquisita dai Lombardi della corruzione sconfinata degli impiegati viennesi. Poche sono le cose che non si possano ottenere a Vienna col tempo e col danaro; e i Lombardi, che se ne sono addati, pigliano spesse volte

  1. Per riferirne una sola, diremo che un libraio ricevette una volta un libro (era tedesco) intorno alla botanica, nel quale trattavasi particolarmente della generazione de’ semi di certe piante. Non mi ricordo più del titolo del libro; ma so ben che vi si trovava la parola Pollen. Spaventato il Censore, manda chiamando il libraio, e gli dice: «Non potere il libro licenziarsi, il suo subbietto poter aprire un troppo bel campo ai demagoghi, la Polonia (Pohlen) esser morta oramai, ecc., ecc.» E molto stentò il libraio a comprendere che il Censore avea inteso per Pollen, polline dei fiori, Pohlen, la Polonia.