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PARTE SECONDA 203

poco scorta o presso vecchi congiunti acciecati da rancidi pregiudizi. Non v’è nulla in quell’educazione di acconcio a formare un uomo, a maturarne il carattere e il senno, ad addestrarlo a comprendere ed a volere. Vi sono in Lombardia cuori onesti, sensitivi e buoni; vi sono ingegni ben colti, ma ben pochi sono i caratteri virili. Gli uni sono frivoli e leggeri come fanciulli, gli altri sono semplici e candidi, parimenti come i fanciulli; haccene di quelli che amano lo studio, che comprendono facilmente, e che tengono a mente senza sforzo, ma parecchi fanciulli posseggono queste belle doti. Il divario che passa tra l’uomo e il fanciullo non consiste soltanto nella cognizione che dee aver l’uomo di sè stesso e d’altrui, ma anche, ed anzitutto, nel sentimento della propria importanza, di quanto si aspetta da lui, di quanto ei vale ad operare, dell’influenza cui può esercitare, dell’idea cui vuole dedicarla. Tolgasi tutto ciò di mezzo, e non rimarrà cosa nell’uomo, che non appartenga egualmente al fanciullo, non rimarrà cosa che gli si possa invidiare; null’altro insomma gli rimarrà che un cuore meno espansivo, una mente meno vivace, un sorriso meno aggraziato, uno sguardo meno sereno, e delle fattezze appassite.

Il Lombardo non esce mai dall’atmosfera snervante preparatagli dall’Austria. I ricchi godono d’una certa quale libertà, in quanto però non si mostrano disposti a farne uso altrimenti che nell’angusto cerchio dei puerili sollazzi. Chi compra cavalli e carrozze, chi rinnovella ogni anno la mobiglia, chi mantiene concubine con grave spesa è ben veduto dal Governo. Ma chi impegni il nome e i capitali in qualsiasi intrapresa, chi si faccia a