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196 PARTE SECONDA

mi avevano condannato alla solitudine, perchè mai non si è egli allontanato da me? Ei nulla dunque temeva per sè medesimo? Alla larga da quest’uomo pericoloso”. — Basta parimenti che un tale altro si apparti dal mondo e ristringasi a vivere nell’angusto ámbito della propria casa, per dire subito ch’egli ha fatto la spia per un lungo tempo, e che essendo stato svergognato, si è ridotto in solitudine. Chi si mostra apertamente affezionato a Casa d’Austria è naturalmente cansato dagl’Italiani come un nemico; e chi, all’incontro, biasima gli atti del Governo cade in sospetto di voler adescare la confidenza altrui e tendere insidie. Quel ricco non ha egli accresciuto l’avere col prestare alla Polizia segreti servigi? Quel povero resisterà egli alla tentazione d’uscire dalla miseria a patto di commettere qualche viltà? Nissuno è in sicuro da simili sospetti, cosicchè non si dà forse oggidì un Lombardo che possa vantarsi di non temere di nulla. Gli uni, come ho toccato qui sopra, hanno paura di trovarsi compromessi senza saperlo nè volerlo; gli altri paventano di non esser forti abbastanza per non commettere turpitudini; altri ancora temono di trovarsi côlti nel bivio della persecuzione o dell’infamia; e quelli, infine, che sono securi di sè medesimi, nol sono a sufficienza dei loro amici o conoscenti. Ond’io replico, non esservi forse in Lombardia un uomo la cui fiducia nei più intrinseci suoi amici non abbia vacillato ben più d’una volta.

La presente generazione non è già quella del 1814 o del 1821. L’ordine naturale delle cose non porta che i figliuoli sieno formati dai genitori in guisa da rendere nel presente e nell’avvenire intiero omaggio al passato.