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PARTE SECONDA 193

che avverrà ove i fatti concordino con le leggi, ove tutti i tratti esterni, e come tutti gli accessori del delitto, la pena e il biasimo dell’autorità pubblica, accompagnino l’infrazione di queste inique leggi? L’onestà non è già obbietto per la moltitudine di grandi passioni, di quell’eroico entusiasmo che fa possibile il martirio. L’uomo di volgo non s’indurrà a perdere la libertà, nè gli strumenti della sua arte od industria, nè si rassegnerà a vedersi chiusa la bottega dalla gendarme, piuttostochè appalesare parole dette in sua presenza o nominar persone che sieno passate dinanzi alla sua porta. Io conosco in tutti gli ordini della società degli onesti che sclamerebbero, e a santa ragione, contro questa mia asserzione; il numero di essi sarebbe ancor maggiore in certe congiunture, verbigrazia, negl’istanti di crisi; ma io parlo qui dell’effetto che la pubblicazione e l’esecuzione cotidiana di siffatte leggi dee necessariamente produrre sopra il popolo; e in questi termini niuno potrà accusarmi d’avere infoscato di troppo i colori della mia pittura.

Non è picciolo il numero degli uomini che anteporrebbero la sciagura all’infamia; ma coloro che, edotti del pericolo annesso all’adempimento di una buona azione, avrebbero il coraggio di consigliarla ai loro figliuoli, sono pochi. Le donne sono incomparabilmente più vili in questo particolare che gli uomini. Dovremo pertanto meravigliare che tutti i genitori non crescano la loro prole nella stretta osservanza delle leggi dell’onore, cotanto fatali a coloro che le riveriscono? Io confesso che onesti genitori non s’indurranno giammai ad educare i loro figliuoli per lo spionaggio; ma procureranno di eludere


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