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8 PARTE PRIMA

popolo, a male volgeano per lui. Andavano subito fuori le voci: che in un tal ballo in maschera erano comparse vestimenta indecenti; che in una partita di caccia una coppia notoriamente adultera era per più ore scomparsa, e al suo ritorno era stata con istomachevoli acclamazioni salutata.

Tutte queste incolpazioni, quantunque certamente esagerate, non erano al tutto destituite di fondamento. I princìpi per cui era stata addotta la rivoluzione francese vedeansi ormai riguardati come massime di utopisti, e chi si fosse provato a ricordarne uno solo, quand’anche fosse stato un eroe, si sarebbe veduto riguardato come un pazzo, e un pazzo pericoloso. La contrada gemea sotto il peso delle imposte, che il governo non si curava di proporzionare ai sussidi di quella: le disonestà, infine, della corte delle Tuilerie e dell’altre da essa dipendenti non erano in tutto sogni della calunnia. Se non che sarebbe stata giustizia l’avvertire che i re legittimi non erano stati nemmen essi esemplari di puro e casto costume; sarebbe stata giustizia lo sceverare in quei racconti il vero dall’esagerato; come pure il porre nella lance del pubblico giudizio le virtù degli uni qual contrapeso de’ vizi di alcuni altri. E se un tal genere di ricompenso fossesi ammesso, Milano avrebbe avuto, anzi che no, a lodarsi della famiglia del suo principe; chè la perfetta bontà della viceregina, la principessa Amelia di Baviera, la sua carità, inesauribile del pari che la sua pazienza, la sua rigida pietà, come i candidi e severi suoi costumi, doveano preponderare d’assai su quelle certe leggerezze di cui il principe Eugenio era di certo incolpato, e fors’anco colpevole.