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174 | PARTE SECONDA |
stabiliti dai costituti, se ardivasi ad entrare in discussione col proprio giudice, egli era irreparabilmente perduto. Alcuni appigliaronsi ad un felice compenso. Pregarono l’istesso consigliere Salvotti di stendere le loro difese, in quel modo che avea steso le accuse, dichiarando di rimettersi in tutto e per tutto al suo senno e alla perfetta sua probità. Ed egli, pago di questo tratto di confidenza, si diede con una certa quale vanagloria a fare con eguale acume due parti, l’una opposta all’altra, a sostenere con l’impegno medesimo il pro e il contro. Ond’è che gl’inquisiti che posero le proprie sorti nelle mani di quello strano avvocato, furono meglio difesi che non quelli i quali vollero pigliarsi essi medesimi questa briga.
Ebbevi in questa occasione dei fratelli incarcerati e condannati per non avere voluto farsi accusatori l’uno dell’altro; furonvi persone condannate per non avere tradito il segreto ch’era stato confidato loro; e per meglio dire, quasi tutti coloro de’ cui gemiti risuonarono poscia le segrete dello Spielberg non per altro vennero condannati che pel reato di non-rivelazione. Io non preterirò qui l’occasione di encomiare una volta almeno senza miscuglio di biasimo il procedere del conte Confalonieri. Non appena si fu egli addato delle vere intenzioni dell’Austria, e si persuase ch’era certa la sua perdita, e che la speranza con cui lo aveano in sulle prime lusingato, era meramente un’insidia tesa contro la fedeltà sua agli amici, che si appigliò e aderì fermamente al sistema di negar tutto. Allora spiegò quell’irremovibile forza di volere, che fino allora eragli stata sì male in aiuto. Facendo egli forse in allora giusto giudizio