volle egli andarsene e starsene fuori per alcun tempo? Voleva egli punirsi della funesta fidanza da lui posta l’anno 1814 nell’Austria? Desiderava egli tergere col martirio la lieve macchia contratta dalla sua riputazione in quel tempo? Benchè questa ipotesi sia molto onorevole pel Confalonieri, difficil cosa è tuttavia il conciliarla coi provvedimenti ch’ei non mancava di fare onde aprirsi al caso una via di scampo. Diceva egli bensì agli amici: “Non partirò; non mi ritirerò a fronte della tempesta, voglio anzi affrontarla; sarà di me quello che Dio vorrà, ec., ec.”; ma intanto facea praticar nel solaio di sua casa un buco che dava nella casa vicina (la casa Bonacina), e per quel buco proponeasi di fuggire camminando sui tetti finchè trovasse od una finestra od un abbaíno aperto per entrare in una qualche casa. Io non so dire s’ei si proponesse di rimanervi celato sotto la salvaguardia dell’ospitalità, o se sperasse di scendere le scale di quella casa e d’uscirne pel portone senza essere veduto o notato. Ben era peccato che il Confalonieri, risoluto, come pare ch’ei fosse, di sguizzar via, non abbia meglio ideato il modo di farlo; ch’egli abbia voluto aspettare fino all’ultimo istante per effettuare il suo disegno, e siasi determinato a tentare una fuga pericolosa pei tetti, quando non solo la porta della sua casa, ma quelle pure della città e dello Stato erangli aperte. Che se alcuno dubitasse della verità della mia asserzione, e credesse in quella vece che il Confalonieri avrebbe forse incontrato maggiori ostacoli alla fuga di quelli ch’io suppongo, io gli risponderei col racconto di un fatterello singolare. Sei settimane prima della sua cattura, il Confalonieri abitava una villa sulle