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PARTE SECONDA 155

lizia di Milano, e la condizione sospettosa del fratello, erasi guardato dal recare a casa sua quel suggello e avealo deposto presso la signora Camilla Fè, la quale, per ragione del sesso, era creduta al sicuro dalle persecuzioni austriache. Trovandosi un giorno in casa di quella signora, rammentossi Giovanni Castillia d’una lettera del console delle corti di Spagna a Genova, per nome Beremendi, pervenutagli alcuni giorni prima ed alla quale non avea fatto risposta. Prese tosto la penna e scrisse di fretta alcune linee, cui sottoscrisse colle sue iniziali G. C., e veduto poscia sul tavolino il suo suggello, se ne valse spensieratamente per suggellare la sua lettera, cui mandò incontanente alla posta. In Ispagna fervea allora la rivoluzione, e il Beremendi era console delle corti ispaniche; bastava perciò a destare i sospetti della Polizia il semplice indirizzo d’una lettera ad un tale personaggio: or quanto più quando lo spaventoso esergo Leggi e non re, l’Italia c’è, ne contrasegnava il suggello! Il direttore della posta aperse pel primo quella lettera, cui attribuì senza peritanza a Gaetano Castillia, quel desso che era andato in Piemonte. Bolza, Cardano ed un altro di cui non rammento il nome ebbero pertanto incontanente l’ordine di recarsi a frugar nelle carte e robe di Gaetano Castillia e di catturarlo nel caso che da quella inquisizione emergesse un qualche gravame contro di lui. Gaetano Castillia avea ricevuto alla sera una lunga lettera di Emmanuele Marliani, che allora trovavasi in Ispagna e venne in fama di poi per la luminosa sua comparsa in quella contrada. Vi si conteneano dei particolari intorno alle cose della Spagna, delle considerazioni sul probabile scio-