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148 PARTE SECONDA

porre in opera per sottrarre la patria alla dominazione austriaca. Ma, come ho già detto, niuno si proponeva di effettuare in Milano una rivoluzione. La mossa dovea accadere in Torino. Il principe di Carignano, presuntivo erede della corona, erasi assunto l’impegno di guidarla. E l’esercito piemontese, seguendo i suoi capi, l’avrebbe operata. Tostochè il principe di Carignano avesse afferrate le redini dello Stato, tostochè la costituzione fosse promulgata in Piemonte, le truppe piemontesi doveano valicare il Po e il Ticino, e venire a Milano. Pavia, città posta sui confini tra la Lombardia e il Piemonte, e abitata dalla scolaresca, sarebbesi unita co’ liberatori. Milano pure terrebbesi pronta; i cittadini avrebbero impugnate le armi, altri avrebbero instituito immantinenti un governo provvisorio. Le province sarebbero concorse al grand’uopo; l’Italia sarebbe rimasta debitrice della propria liberazione a’ suoi propri figli; e per la prima volta forse, dopo tanti secoli, lo straniero non sarebbe stato cacciato da un altro straniero sottentrante in sua vece. Bei sogni, quanto tempo avete voi durato?

La rivoluzione piemontese proruppe in marzo dell’anno 1821; ma non l’esercito intiero, bensì soltanto compagnie staccate di ciascun reggimento si sollevarono. Alessandria si trovò occupata dalle truppe sollevate, il rimanente delle quali era in Torino. Benchè incompleta, la mossa del Piemonte fu sentita in Lombardia. Il marchese Giorgio Pallavicini e Gaetano Castillia, giovanissimi entrambi, recaronsi dai capi del moto di Piemonte per indettarsi con loro del modo di procedere contro gli Austriaci. Parata sempre alle azioni generose, la