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142 PARTE SECONDA

senno e con l’onestà della popolazione lombarda? Chi non comprenderà a bella prima il sentimento di avversione e di fastidio che travagliare dovea i cuori dei Lombardi alla lettura di quelle leggi che loro prescriveano formalmente la delazione e lo spieggiare? Il senno italiano poteva esso non trovarsi stomacato nel leggere l’esposizione dei motivi delle leggi più oppressive, e nel veder quivi vantate ora la predilezione di S. M. inverso a’ suoi Stati italiani, ora la paterna sua sollecitudine a pro de’ sudditi, il suo incomparabile amore e cose simili? I Lombardi, ch’eransi testè aperto il passo per a traverso l’Europa, e aveano così di fresco spiegata tanta energia, potevano essi vedersi senza stizza trattati come fanciulli da quella nazione che mispregiavano più d’ogni altra, costretti a rimettersi in tutto quanto riguardavali all’arbitraria determinazione del governo, e tacciati poi d’ingratitudine se tentavano di muoversi e di respirare a loro senno? Potevano essi rassegnarsi senza ripugnanza ad uno stato di cose che pienamente annullava la loro esistenza politica?

La repubblica Cisalpina avea avuto a dolersi gravissimamente e dell’imperatore Napoleone e della Francia. Aveangli essi promessa l’independenza e la libertà; e poi, giunta la congiuntura propizia di adempir la promessa, aveanla ridotta alla condizione di uno Stato dipendente. Ma le congiunture in cui l’imperatore e la Francia eransi costantemente trovate, erano certamente estraordinarie. La Francia potea dire all’Italia: “Lasciatemi fare sintanto ch’io abbia preso stabilmente il posto che mi compete in Europa; aiutatemi anzi in questo intento, ed io vi restituirò poi la libertà che ora