Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/130

118 PARTE SECONDA

avea fatto sperimento della politica austriaca. Nei tempi che corrono si fugge, si emigra, si abbandona la patria senz’avere di gran lunga motivi così gravi di inquietudine.

Due o tre giorni dopo la narrata scena, il medico Rasori e i suoi tre amici vennero arrestati. Il maresciallo Bellegarde aveva in mano prove esuberanti per trarre a perdizione quei quattro infelici; ma ciò non bastavagli. Ei volea porre addosso le mani sopra i complici della congiura militare, e a questo fine soltanto aveva fatta ordire la picciola congiura secondaria in cui si erano immischiati quei quattro soltanto. Aveva già egli per via dei rapporti del falso visconte, piena cognizione dei particolari della congiura militare; ma non sapea come recare dinanzi ai giudici cosiffatti rapporti, e arrovellavasi dal desiderio di strappar di bocca ai captivi delle confessioni simili a quelle ch’erano state fatte all’impostore, suo cugino. Un uomo, divenuto poi celebre nei fasti dell’austriaca polizia, uno di quelli che più adoperarono nel fabbricare quella ampia ed inestricabile rete che avviluppa tutti i Lombardi, e che talmente costringe le facoltà naturalmente libere del loro intelletto, da annichilirle, vo’ dire il signor Pagano, si prese l’assunto di captare la confidenza dei captivi. Ed ecco il come vi si accinse.

Il colonnello Gasparinetti era interrogato da un maggiore austriaco, cui assisteva il signor Pagano. Negava egli tutto, e così le promesse, come le minacce erano state indarno adoperate per espugnare la sua costanza. Una mattina, il maggiore austriaco interruppe l’interrogatorio per uscire un istante, lasciando il prigioniero