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110 PARTE SECONDA

no. L’ispettore Brunetti recossi alla villa del generale Fontanelli, e, avvertendolo esser pronta ogni cosa per l’esecuzione, lo richiese a dare gli ordini opportuni. Era il Fontanelli un militare valoroso ed onoratissimo; ma non si dovea già allora dar dentro ad un battaglione nemico o superare all’assalto un ridotto. Sintantochè i progetti dei congiurati gli erano apparsi come destinati ad essere recati in atto in un lontano avvenire, aveali egli riguardati come una pugna da ingaggiarsi, od una incamiciata da tentarsi. Ma giunto l’istante di operare, la cosa mutò per lui d’aspetto. Quella segretezza con cui si doveano condurre le cose, gliele vestiva di misteriosa e tremenda apparenza. Pensava egli che gli Austriaci non avrebbero certamente tutti fatto contrasto coll’armi, e con raccapriccio investigava il come si avrebbe a trattare i feriti, o quelli che di buon grado si arrendessero. Era pure preoccupato dal pensiero di quanto si dovea fare dopo occupata la contrada. Egli era stato un lungo tempo ministro, ma ricevea allora dall’alto gli ordini che tramandava al di sotto. Ormai doveva assumersi il carico delle più gravi risoluzioni, e, caso che la fortuna gli fosse contraria, non sapea qual destino avesse ad incogliere e lui e gli amici. Non era già minacciato, come sul campo di battaglia, da una palla di cannone, ma da un processo, dal carcere da una condanna ignominiosa, lo scorno della quale ricadrebbe sopra i suoi figli. Affacciandosegli affollate alla mente tutte queste considerazioni, egli era talmente agitato che, appressatosi al Brunetti per pigliare nella tabacchiera di questi una presa di tabacco, fu dal Brunetti notato il tremito convulsivo dela sua mano. Un uomo in tale