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PARTE SECONDA 109

centissimo fu il riscontro, perocchè dava formale promessa che il re di Napoli accorrerebbe prontamente in soccorso dell’esercito insorto.

Fu allora ordita una congiura militare, a cui accederono: i generali Fontanelli (già ministro della guerra), Lecchi Teodoro, Bellotti Gaspare e Demeester, i colonnelli Moretti, Olini, Varese, Pavoni e Gasparinetti, il comandante Cavedoni, l’aiutante maggiore della guardia civica Lattuada, il caposquadrone Ragani, l’ispettore alle rassegne Brunetti, il celebre Rasori, Marchal, oriundo francese, e molti altri ancora, cui troppo lungo sarebbe l’enumerare partitamente. Divisavasi di suonare in una data notte le campane a stormo; al qual segnale i soldati italiani ch’erano in Milano doveano riunirsi tutti in arme, e prima che gli Austriaci fossero risensati dallo stupore in cui quel suono a stormo gli avrebbe immersi, impadronirsi di loro, come pure dei principali personaggi in carica, o vivi o morti. Il generale Fontanelli doveva indirizzare questa mossa, e proclamar poscia un governo italiano. I varii corpi italiani, acquartierati lungo la via da Milano a Mantova, dovevano accorrere in aiuto del Fontanelli. La città, o almeno la fortezza di Mantova non potea reggere col debole presidio che vi stava, contro l’esercito italiano. Murat promettea d’accorrere sollecito. Napoleone era nell’isola d’Elba. Le congiunture erano assai propizie; e nel caso pure che la fortuna non fosse del tutto favorevole all’armi italiane, rimaneva aperta a queste la via per ritirarsi in Toscana, e il modo di venire a patti e per l’esercito e per la patria con gli Austriaci. Ogni cosa era apparecchiata; solo rimaneva da prefiggersi il gior-