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106 PARTE SECONDA

no sempre ed ingiustamente fatti dipendere da quelli della politica francese, non v’era tuttavia capitolo costitutivo e fondamentale degli statuti nazionali che legittimasse quella dependenza. E in fatti il legame che, sotto l’Impero, avvinceva l’Italia alla Francia, o per me’ dire, la catena per cui quella era strascinata dietro questa, potea venire infranta senza che la costituzione dei due Stati avesse perciò da subire alcuna trasformazione.

Non intendeva già l’Austria a fare che le sue relazioni con l’Italia fossero di tal maniera. Tutt’altro proponevasi essa che di creare in Italia un reame più o meno independente, e di dargli solo quel tanto d’independenza che non potesse nuocere all’Austria istessa. Voleva dall’un canto annichilire ogni esistenza propria all’Italia, e dall’altro curvarla sotto il giogo senza farsi mormorare. Un decreto della Reggenza provvisionale, in cui presedeva sempre il maresciallo Bellegarde, dato il 27 luglio 1814, abolì la carica di ministro della giustizia, lasciando sussistere la commissione legale, ed avocando alla Reggenza stessa una gran parte degli uffizi di quel ministro. Un altro decreto dello stesso giorno abolì la carica di ministro dell’interno, surrogando pure al medesimo in molti casi l’istessa Reggenza. Così pur fecesi per le cariche del ministro delle finanze e di quello del culto. Due giorni di poi venne la vôlta della corte dei conti e del ministro dell’erario. Alla fine il giorno 16 d’agosto fu soppressa la carica di ministro della guerra e della marineria, e creata in quella vece una commissione straordinaria per terminare le rilevanti operazioni che rimaneano pendenti in quel ministerio. Ma essendo poi stata disciolta il 20 d’ottobre successivo anche