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leggiadre foggie di locuzione, si piace di scoprire quasi per indovinamento concetti, che ascosi in velame si mostrano a lui, che in ciò si accorge di essere intromesso a misteri negati al vulgo de’ profani. Nè già la fatica lodevole di comico e lirico poeta consiste nell’informare, e nudrire perpetuamente lo stile di questi modi figurati (ciò sarebbe scambiare il condimento con l’alimento), ma con fiorirlo, e rallegrarlo a quando a quando come un bel drappo di trapunti e di ricami. Opera è questa di vivida fantasia, retta da freno di sottile criterio educato a scuola di buoni esemplari; se no per vaghezza di ammirabile novità interverrà, che il pensiero si rimanga celato, o si incorra nelle tumide intemperanze dell’obliato e deriso secento. Senza tale criterio ogni buono ingegno, ogni fervida fantasia non potrà ritrarre in sè altra imagine, che quella del sonno o del delirio. La capacità di mente giovanile non può talvolta in sè ricevere l’ampiezza di precetti profittevoli a quelli, che nella difficile carriera si avanzarono sino all’avere imparato che l’essere della poesia consiste nella veste. Della intrinseca sostanza sono fonti comuni al dire la dottrina delle cose, la dritta logica, il lucido ordine, gli affetti, il numero, in somma la eloquenza e quel senno, che Orazio indicò dicendo:

Scribendi recte sapere est et principium fons.

Se gli esempi hanno prevenuti i precetti, quale necessità degli uni e degli altri? Chi fu maestro a colui, che primo trovò il bello dell’arte poetica? La nostra matura, che non si muta per multar di