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sendo in dire come l’angolo di riflessione è uguale a quello d’incidenza non usò termine di scuola

     Come quando dall’acqua, o dallo specchio
          Salta lo raggio all’opposita parte
          Salendo su per lo modo parecchio
     A quel, che scende, e tanto si diparte
          Dal cader della pietra in ugual tratta,
          Siccome insegna esperienza ed arte.

E qui non so tenermi dal dire, che non parmi probabile la sentenza di quelli, che dicono trovarsi Dante nella Cantica dell’Inferno più che nelle altre. Io sono tanto di contrario avviso quanto le pure intelligenze, le teologiche e filosofiche dottrine più, che gli oggetti visibili, sono ritrose a lasciarsi sommettere al dominio de’ sensi, e quindi a poetica forma. A prova del mio dire uopo sarebbe qui trasferire tutta quanta la Cantica seconda e terza.

Dice l’Ecclesiaste, che le opere fatte immediatamente dalla divina bontà non soggiaciono ad alcuna corruzione, e durano in perpetuo, ed ecco come è espressa la sentenza:

     Ciò, che da Lei senza mezzo distilla,
          Non ha poi fine, perchè non si move
          La sua impronte, quand’ella sigilla,
     Ciò, che da essa senza mezzo piove
          Libero è tutto, perchè non soggiace
          Alla virtute delle cose nove.

Questi ed altri senza fine esempi, sono lampi e scintille, che sospingono gli occhi di sperto lettore, il quale mentre si ammira a quelle inaspettate e