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fondamenta, su le quali drizzò la patria letteratura in sì nobile stato, che ogni lodato scrittore dovea e deve con animo grato e riverente accostare a questo avello, appendere a parete la penna, e a Musa non favolosa ringraziare con questa scritta:

“Si placeo, quod placeo, tuum est”.
Se piaccio, perchè piaccio, è tuo dono.

Ecco la nostra estetica, la nostra scienza del bello poetico, che ne ha fatti gloriosi, e contener ne debbe dallo spirito di anelare, o dar biasmo e disciplina alla estetica di altre genti. Che più? Nel compreso di una stessa nazione non è indifferente il poetico gusto. A taluni fra noi più, che il modo tenuto dall’Alighieri, piace per avventura quello, che si legge nel Riciardetto, dove al precetto si aggiusta l’esempio in questa metrica prosa:

E merita il poeta allor gran lode,
     Che l’arte sua ricopre con natura,
     E chi legge i suoi versi ugna non rode
     Per indagar qualche sentenza oscura,
     Ma li capisce subito che gli ode,
     E crede l’opra sì piana e sicura,
     Che può sperar, che quelle cose istesse
     Ei le potrebbe dir quando volesse.

Veramente perfetta è l’arte allora, che ben si nasconde, allora che semplice non rozza, nitida e piana corre la sentenza. Non è da negare, che nei sommi scrittori s’incontra talvolta oscurità; ma più sovente è negli occhi de’ leggitori, in cuor de’ quali