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desime forme, usare le medesime frasi, annoverarele stesse parole, ben si aggiusterebbe la mala voce; che fu ricordata da principio. Quindi è, che niun termine delle mentovate similitudini mi sembra percuotere nel vero, ad onor del quale è d’uopo stabilire altrimenti la comparazione. Pittore, a cu’ avvegna di stampare, animare, colorire il concetto descrivendo scene, componendo drammi, ne’quali spiri il Genio di Omero, di Virgilio, di Dante, si assida, che n’è degno, a costa di epici e tragici poeti; ma quando inchina la mano a dipingere la fronte, gli occhi, l’aria della faccia di persona viva, allora l’arte sua va di un modo con quella di chi prende ad esprimere in proprie note concetti, e modi commessi a cetra, in cui vivono gli spiriti, de’quali si volle mostrar la sembianza; nell’altro e nell’un caso avvi esemplare; ancorchè rendere la imagine dell’anima è pure assai più difficile impresa.

Non i fiori, il verde stelo si conduce a mettere altrove radici, dalle quali altre foglie, altri colori hanno da nascere, e nacquero talvolta più belli, ove trovarono più bontà di terreno, e più diligenza di cultore. Non va quel liquore di vaso in vaso, ma in suo proprio si crea, e senza altro rischio si toglie in carte, alle quali per niun decreto è interdetto poter meritare di essere serbate in custodia di cedro odoroso, e di levigato cipresso.

Se valor di poeta, e merito di poesia consiste principalmente nella inventiva delle cose, perchè i volgarizzamenti fatti dal Caro sono sì noti agli ornatori delle italiane lettere, e l’Acerba di Cecco d’Ascoli, la Teseide del Boccaccio, l’Orlando del Boiardo, il Giron Cortese dell’Alamanni, l’Ama-