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fatta anche ebbe il vanto di scontentar tutti, rese urgente piucchemai agli uomini il bisogno d’una nuova guerra. La prima era incominciata perchè gli Italiani volevano essere padroni in casa loro, e mandar oltre i monti i Tedeschi che li angariavano coi balzelli, col testatico, cogli imprigionamenti e perfino colla censura, ch’era a quanto pare una museruola per la intelligenza, ma di cui ora si stenterebbe ad immaginare il congegno. La seconda, guerra tutt’affatto di continuazione, doveva tendere ad ottenere in realtà quello che la prima volta erasi ottenuto per mostra e fu un cencio di carta.

Ma a quest’intenzione, che adesso sembrerebbe barbara ed allora era plausibile e dimostrava gli Italiani uomini di buon gusto, s’opponeva disgraziatamente una clausola della pace di Zurigo. Prima di adoperar il bastone colle bestie, il congresso si avea riserbato la briga di persuaderle colle ragioni. Pazienza fossero state bestie ammaestrate! Ma i soggetti con cui avevano a trattare gli Italiani d’allora erano bestie di rara virginità. Tuttavia s’adattarono al volere dei più, e dei più forti. Dopo il parere dei tre sedettero ad ascoltare quello dei dodici.

Uno solo non si adattò a sedere e il suo nome va salvato dall’oscurità ben meritata degli altri; esso fu il general Garibaldi. L’Europa gridava: congresso! Ed egli rispondeva: guerra! — I diplomatici sussurravano: penna, carta, calamajo! Ed egli strepitava: fucili, fucili! La sua parve troppa temerarietà e non era che prudenza; poichè avrebbe risparmiato qualche altro anno di servitù, di lagrime e di timori. Il fatto sta che il congresso fu lasciato sedere, discutere e giudicare. Tutti furono ascoltati meno quelli di cui si aveva a sentenziare. Papa e cardinali a cui più nessuno credeva, principi e duchi cacciati dai loro paesi a pomi nella schiena, birri e ministri pensionati orarono maestosamente dinanzi alle supreme assemblee coll’autorità dei loro titoli; i popoli orarono anch’essi, ma si credette graziarli anche troppo tagliando il male per metà, e così si venne ad un nuovo ordinamento del diritto pubblico europeo che per la sua insigne mostruosità e ad esempio della mellonaggine antica merita di essere per sommi capi ricordato.

Credo che le malfide e satiriche tradizioni abbiano aggiunto qualche difetto a quella malferma compagine di rottami puntellati; e non so comprendere come le stesse tradizioni accennino a stravaganze ancor più bestiali ed eterogenee le quali si chiamavano,