Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
46 |
al segno lor dato; correvano intorno a lui, ed in tal modo si salvarono. Archidamo, gli Arcadi rimasti vincitori, essendo dalle ferite indebolito, subito mandò ambasciatori per ottenere di seppellire i morti, affine che gli altri non perissero in simil guisa. Archidamo condusse di notte lo esercito a Cara per un sentiero acquoso, lungo, e malagevole. Onde essendo i soldati stanchi, ed isdegnati per la fatica, Archidamo quanto ci poteva li confortava, esortandoli a star sicuri. E da poi d’ improvviso i nemici assaltando, molti ne ammazzarono, ed il castello presero. Onde mentre che si apprestava la cena, e rallegravansi della vittoria, Achidamo domandò loro, quando lor pareva che avessero presa la città? A che alcuni rispondendo, quando noi le demmo l’assalto, altri quando avventammo i dardi; ciò non è vero, rispose egli, ma quando camminammo per la lunga e paludosa strada, perciocchè la volontà che inclina alla fatica, fu sempre usa di vincere, e superare qualunque cosa.
Gilippo
Gilippo, perch’ei fosse fatto imperatore dei soldati di Siracusa, raunati i capitani Siracusani, disse che fra la città, ed i ripari degli Ateniesi faceva mestieri di fortificare un certo colle. Dai quali essendogli acconsentito, mandò la notte ai nemici un fuggitivo il quale ciò lor raccontasse. E quelli il disegno intendendo fur
presti a prendere il colle. Mostrò Gilippo di sdegnarsi,