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non uscendo fuori altrimenti i nemici, abbruciò le tende, e fatta l’imboscata, quindi navigò altrove. Quei ch’erano dentro nella città veggendo che Alcibiade aveva levate le ancore, e s’era andato via, fatti più animosi, uscirono fuori, e si sparsero dappertutto per lo territorio. Allora la imboscata scopertasi prese di molti uomini, e fece copiosa preda. Ritornò dunque Alcibiade con le navi, e fattivi salire i prigioni con quegli che gli avevano presi; quindi navigò.
Parte che gli Lacedemoni assediavano la città di Atene, volendo Alcibiade far sì, che le sentinelle, non solamente della città, ma del Pireo, e quelle eziandio che erano insino al mar siciliano, fossero più diligenti in far le guardie, ordinò che siccome vedessero alzarsi nella notte una face dalla torre cosi pur esse la dovessero alzare. Laonde chi non l’avesse fatto sarebbe castigato, come s’egli avesse abbandonato il luogo dell’ordinanza militare. A questo modo tutte le sentinelle davano mente alla rocca, affine che alzando il capitano la fece, anch’eglino la potessero innalzare, mostrando ch’essi stavano molto ben desti, e facevano le sentinelle.
Navigando Alcibiade in Sicilia, giunto ch’egli fu a Corfù divise l’esercito, siccome quegli ch’era quasi infinito , in tre parti; acciocchè più agevolmente avessero vittuaglie se chi nell’uno chi nell’altro luogo afferrassero terra presso le città. Ma poiché egli giunse a Catania, e non volendo i Cataniesi che egli pigliasse: posto, mandò loro un'ambasceria, che gli chiedesse licenza, di potervi andar solo, e consigliarsi in comune con essoloro, i quali facilmente glielo con-