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vittoria, con maggior prontezza, e con più allegrezza assalirono i nemici. Per lo contrario i Tebani ragguagliati da uno de’ suoi, e spaventati per la grande strage che ne seguiva, si misero in fuga.

Menò eziandio Mironide gli Ateniesi contro i Tebani, e venuto in certa campagna, comandò loro che dovessero metter giù l’armi, e guardarsi bene d’intorno: i quali guardandosi d’intorno, disse Mironide. Voi vi vedete molto bene quanta sia la larghezza di questa campagna, dove essendo i cavalli de’ nemici, è necessario che noi, fuggendo, perseguitati da loro siamo presi. Che se vi restiamo, vi sono di molte speranze da vincere. A questo modo Mironide gli persuase a restarvi, ed egli acquistata la vittoria, se n’andò insino alle contrade della Focide, e de' Locresi.


Pericle


Parte che i Lacedemoni davano il guasto al contado degli Ateniesi, Pericle, generale di questi, mandò le galee alla riviera de' Lacedemoni, affine che saccheggiandola essi dessero loro maggior danno, che non ricevevano. Aveva Pericle di molte possessioni, siccome colui ch’era ricco. Avvenne che Archidamo, il quale era suo antico famigliare, e si era riparato in casa sua più volte, cominciò a scorrere il territorio degli Ateniesi facendo di molte rapine. Veggendo, ed avendo presentito Pericle, che Archidamo tra per la religione dell’albergo, tra per l’amicizia che era fra loro, aveva risguardo alle sue possessioni, acciocchè egli non