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mise in ordine la battaglia navale, e raunò strettamente gran moltitudine di navi nello stretto del mare. Nondimeno i Greci combattendo; tra per la saviezza, tra per l’astuzia del capitano loro ottennero la vittoria. La quale tostochè da loro fu acquistata, determinarono di navigare in Ellesponto, e quivi disfare il ponte, alfine che il re non potesse per alcun modo fuggire1. Ma Temistocle, perciò ch’egli era di contraria opinione, che dove il re venisse intercetto da capo tornerebbe a combattere: siccome colui che sapeva molto bene, come spesse volte si suole acquistar per disperazione, quel che non si può mandare ad effetto per valore, e per fortezza. Mandò dunque egli da capo al re un’altro eunuco per nome Arsace, il quale gli facesse intendere che se egli non si fuggiva con quella prestezza, che per lui si poteva maggiore, il ponte dell’Ellesponto era per dover essere affatto rovinato. Il re tutto impaurito, prevenuto l’esercito de’ Greci, passò il ponte, e con salvezza di lui, e di tutti i suoi se ne fuggì. E così Temistocle conservò la vittoria a Greci senza pericolo alcuno.

Avevano molto a sdegno i Lacedemoni. che gli Ateniesi tirassero innanzi le mura della città loro. Il che risapendo Temistocle, gl’ingannò di questa maniera. Egli giunto che fu in Lacedemonia come ambasciatore degli Ateniesi, negò che la cosa non era così, giurando che le mura non si tiravano altrimenti innanzi. Che s’eglino non glielo volevano credere mandassero uomini di singolar fede i quali spiassero, e vedessero come la cosa

  1. Erodoto lib.8, cap.110. Giustino lib.2, cap.15. Diodoro Siculo lib.11