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glieli delle lor tende, se ne fuggirono alle navi. I quali perseguitati dalli Siciliani ne furono molti ammazzati appresso le stesse navi. Avevano già cominciato la battaglia i Selinunti coi Cartaginesi, e molti di quei ch’erano morti nella giornata giacevano senza sepoltura, ed i nemici menavano le mani, quando, non dando loro il cuore di seppellirli, nè potendo sostenere d’abbandonare i corpi morti senza sepoltura, fecero consiglio di ciò ch’eglino far si dovessero. Terone allora gli promise, purché gli fossero dati trenta servi, i quali potessero tagliar legna, d’andare con essoloro, e di abbruciare i corpi morti, e di fare il Poliandrio, cioè la sepoltura loro: affermando che se eglino fossero stati sopraffatti dà nemici, non era perciò che ne dovesse seguir gran pericolo alla città, perdendo un cittadino, ed il prezzo di trenta schiavi. Lodarono i Selinunti il parer di Terone, e perciò gli diedero piena licenza, ch’egli si pigliasse que’ servi che volesse. Il quale scegliendo i più giovani e più gagliardi, gli menò fuori con le falci, e con le scuri, e con le ascie, affine ch’essi tagliassero legna per potere abbruciare i corpi morti. Ora essendo eglino usciti fuori, persuase loro Terone, che dovessero tramare insidie ai loro padroni; e poi, fatta la sera, se ne ritornò dentro nella città. I quali siccome furono conosciuti dalle sentinelle, ch’erano alle mura, cosi furono ricevuti dentro. Allora Terone tagliate a pezzi le guardie, ed ammazzati di molti cittadini, i quali erano a dormire, occupò la città, e si fece tiranno de’ Selinunti.