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ne partirono, siccome quegli che avessero fatta al chiara impresa. Ma gli Ateniesi, alzate le voci (a che fine eglino dovevano indugiare, recato ad effetto l‘oracolo?) con maggior fortezza, ed ira si misero in battaglia, ed avanti ch’ essi si azzuffassero, mandato innanzi l'araldo, ridimandavano il corpo del loro Re per seppellirlo. Come i Peloponnesi ebbero intesa la cosa, gli volsero le spalle. Laonde gli Ateniesi, acquistata la vittoria, determinaran che si celebrassero quelli onori a Codro, i quali si solevano fare agli eroi, perch’egli aveva vinto i nemici con la propria morte.


Melanto


Melanto era capitano degli Ateniesi, e Xanto dei Beoti, i quali per conto de‘ Meleni guerreggiavano fra loro; perciocchè Meleno era certo castello posto ai confini dell’Attica e della Beozia. Il Dio avea pronosticato a Xanto; che Melanto per via (l’inganno renderebbesi padrone di Meleno; ed il successo comprovò l’oracolo. Costoro vollero che una singolar battaglia fra essi decidesse della vittoria , e venendo alle mani, Ah! disse Melanto, tu mi fai torto venendo accompagnato all’abbattimento. Rivoltatosi addietro Xanto per riguardare l’ altro , fu trafitto col dardo da Melanto, e perciò si morì. Gli Ateniesi dunque, ricevuta con astuzia la vittoria, ordinarono, che ogni anno si celebrasse la festa la quale essi chiamarono Apaturia, cioè ingannatrice1.

  1. Gli Scoliasti d'Aristofane ripetendo altronde l'etimologia di